Intervista ad Andrea Zuanetti, classe 1990, co-fondatore di Up2You, startup con HQ a Milano e da ottobre 2022 accelerata in Almacube.
Andrea, qual è la storia dietro alla nascita di Up2You?
La società nasce dall’incontro di tre ingegneri aerospaziali che, prima ancora di terminare gli studi, decidono di partecipare assieme a un innovation contest dell’American Institute of Aeronautics and Astronautics, un concorso patrocinato dalla NASA… e arrivano ultimi. L’anno dopo i tre si presentano a un secondo contest e questa volta vincono, godendosi quindi la meritata rivincita.
Quei tre giovani sono gli attuali founder di Up2You: oltre al sottoscritto, Alessandro Boglia e Lorenzo Vendemini.
In realtà dopo queste due esperienze negli Stati Uniti le nostre strade si sono separate e ciascuno di noi ha intrapreso un differente percorso di carriera. Io lavoro prima nella consulenza poi in una scale-up italiana ma mi rendo conto che ciò che davvero desidero è fare qualcosa di mio, qualcosa con un impatto e che vada oltre il mero profitto.
Risento Alessandro e Lorenzo e partiamo con un’idea molto legata al turismo: ci piace l’idea di lavorare sulle abitudini positive che ciascuno di noi può adottare e sul valorizzare anche i piccoli gesti con un impatto.
Fondiamo Up2You nel gennaio 2020 e nell’agosto dello stesso anno decidiamo di dedicarci full-time alla società.
Due anni dopo, siamo una realtà in forte crescita con una squadra di 38 persone e che il mese scorso ha chiuso un round di investimento di 3,5 milioni di euro.
Cosa fa esattamente Up2You ma soprattutto cosa non fa?
Partendo dal noto concetto di sostenibilità tripartita, fondata su aspetti ambientali, economici e di governance, noi ci concentriamo sul cambiamento climatico: riteniamo fondamentale infatti fare una cosa sola e fatta bene, specializzandoci su questo verticale.
Quello che offriamo sono prodotti a 360 gradi per aiutare le imprese a ridurre il loro impatto sull’ambiente, in un percorso che va dal calcolo delle emissioni inquinanti alle strategie di mitigazione degli impatti, anche attraverso progetti certificati e tracciamento via blockchain dei carbon credits.
Aiutiamo anche le aziende clienti a comunicare il proprio impegno green al meglio, affinché lo facciano in maniera appropriata e per evitare – per esempio – che un’azienda diventata “carbon neutral” dichiari erroneamente di essere “a impatto zero”.
Non facciamo “tree washing”, oggi sempre più diffuso: la piantumazione di nuovi alberi è un’azione che può avere risvolti positivi ma non è la panacea per ogni male.
Da ottobre 2022 siete entrati a far parte della community delle startup di Almacube. Cosa vi aspettate dal percorso di accelerazione?
La recente raccolta di fondi ci permette e ci sprona ad investire pesantemente sullo sviluppo del prodotto. Abbiamo molto know-how interno in termini di algoritmi di calcolo e vogliamo automatizzare i processi in linea con requisiti di rendicontazione sempre più specifici e stringenti, per i quali dobbiamo farci trovare pronti.
La gestione della crescita è sicuramente una grande sfida per il 2023. Se fino a poco fa eravamo una piccola startup dove ci si conosceva tutti e dove vigeva una cultura informale, stiamo sempre più diventando una realtà strutturata, con funzioni e processi in definizione e tutte le difficoltà legate a gestire un’organizzazione così complessa.
La scelta di Almacube deriva dalla sua autorevolezza: entrare in Almacube significa entrare in sinergia con i suoi due soci istituzionali, l’Università di Bologna da un lato e Confindustria Emilia Area Centro dall’altro. Si tratta evidentemente di due attori cruciali sul panorama della ricerca e del business in Italia e crediamo di poter imparare molto da un player storico.